Amarcord
L’archivistica e soprattutto gli archivisti che continuano a rispecchiarsi in se stessi. In un atteggiamento di lunga durata, di ostinato passatismo che non giova a nessuno. Certa archivistica, soprattutto quella istituzionale che non ama il presente e tanto meno il futuro. Che continua a lucidare i monumenti, quelli remoti, come la Guida Generale, e quelli più recenti come certi sistemi informativi. Quasi sempre però, i monumenti sono belli da vedere, preziosi da ascoltare quando ci raccontano la loro epoca e la loro storia, ma poco utili nel e per il presente. Soprattutto quando il presente mostra il volto talvolta osceno di una roboante modernità tecnocratica che bisogna in qualche modo combattere. Per questa battaglia non ci servono i ricordi e nemmeno i ricordanti. Non è si guardi bene una questione anagrafica. Magari lo fosse. E’una questione culturale, e, anche, un problema di malinteso senso del potere. Il Mibact è tra l’altro, cioè tra le molte cose che non dovrebbe essere, la culla di tutti gli amarcord. Non si tratta di rinnegare il passato ma di utilizzarlo come un trampolino, non come una passerella un pò polverosa. Non mi sembra il tempo di ricordare. Il ricordo lo lasciamo alla sfera individuale. Quella pubblica, collettiva, ha bisogno di immaginare, di progettare il presente, non di ricordare.