Addomesticami disse l’archivio

Scrivere di archivi mica è sempre facile. Gli archivi quelli sono, anche se noi li ammantiamo di misterioso polimorfismo. E disquisiamo di ordine e disordine, tassonomie e ontologie, standard e inventari. Sarà mai possibile parlare di archivi con leggerezza? Per molti la risposta è sicuramente no. C’è chi adora la pesantezza degli archivi, il loro cabalistico riflettersi nello stagno di Narciso. I begli archivi, quelli della memoria lontana, governata da divinità afone che col solo sorriso possono beare o dannare l’umano. Archivi pieni di tradizioni, ricchi di fascino antico. Archivi insomma. Un mondo chiuso in se stesso che non ama comunicare e se lo fa lo fa alle proprie condizioni.

E poi ci sono i bambini. Come la mettiamo con quella che è la vera sfida che chi vuole collaborare a costruire una nuova società deve combattere? Che gli diciamo ai bambini?

I bambini sono leggeri, immaginifici, impudenti ma non sono sciocchi. Non basta semplificare il linguaggio. Non basta il linguaggio. Sono concreti i bambini. Una palla è una palla se rotola e rimbalza non se se ne legge la descrizione. E allora li dobbiamo immergere negli archivi questi cittadini del futuro. Con parole leggere, sorrisi, eroi da riconoscere. Giocando. Ecco quello che dobbiamo imparare a fare è giocare con gli archivi, farci noi stessi bambini. Impresa disperata per gente seria, rispettabile, e strutturata. Più abbordabile per la banda dei conigli, detta anche del “si può fare”. Portare avanti la ricerca è un dovere ma è un diritto/dovere anche declinarla e modularla in direzione di obiettivi concreti. La ricerca applicata in archivistica sta ormai a valle della descrizione. Sta nella capacità di calare i documenti in mezzo alla gente, ai bambini in particolare. Nel rendere tangibile alle persone il concetto di identità, divenuto una scatola vuota in molti soliloqui parascientifici. La scienza è vita. Vita viva, vera, utile ai giorni. Gli archivi hanno un potere traslucido e dietro la patina opaca scintillano di luce. Di vita appunto. A noi il compito di catturarla questa luce. E di parlare soprattutto ai bambini di archivi

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