Il ritorno di Thomas Baffo (3)
Armati fino ai denti erano pronti a partire per la loro salvifica missione. Prima però sacrificarono cinque gocce di inchiostro a Giano e ad alcuni guru dell’archivistica che se omessi o trascurati tendevano a portare sfiga. Il volo di un Pavone sullo sfondo sembrò loro di buon augurio. Risoluti scambiatisi il grido di guerra che la filza sia con te inforcarono i loro regesti e decollarono. Venti metri dal suolo possono essere pochissimi o moltissimi. Scalati su un regesto risultano piuttosto impegnativi. Ma come Giano volle alla fine raggiunsero il pallone di CAD. Una volta che furono sbarcati legarono i regesti con corde di ruvida pergamena al più vicino Diplomatico e restarono in silenzio in attesa degli eventi. I palloni, contenitori immondi di documenti liofilizzati oscillavano nella brezza ancorati alla meno peggio al suolo gli uni con gli altri. Occorreva una strategia di attacco per non finire travolti dall’inedia che già li stava soffocando in mezzo a tutta quella memoria in frantumi. Thomas ebbe un’idea e si mosse per primo. Si limitò a bussare alla porta del pallone (una porta rotonda proprio come ci si immagina la porta di un pallone, una sorta di grande valvola). “C’è nessuno?” Silenzio…
Thomas impugnata una bomba polvere si fece coraggio e apri la valvola. pardon la porta. All’interno uno scenario terrificante. DEcine di migliaia di documenti giacevano inermi pronti per essere liofilizzati. Ovunque brandelli di carta testimonianza della violenza del procedimento. CAD ignaro e un pochino cialtrone riposava in fondo all’ampio locale disteso su un letto rigorosamente digitale. Che non si sa come si possa dormire su un letto digitale ma CAD ci dormiva lo stesso. Lo scontro si sctenò in breve. Identità con lo spray stampatutto stampò il letto di CAD in due copie una delle quali rovinò col suo peso analogico in testa al proprietario. Leggerezza si defilò sulla destra inseguendo a colpi di anatemi analogici e bombe carta le regole tecniche che impazzite dalla paura si gettarono nelle fausci dello scanner mangia mondo un dispositivo che all’atto dell’acquisizione distruggeva l’originale. Delle regole tecniche non restò quindi che una manciata di jpeg peraltro a bassa risoluzione che Leggerezza rinchiuse in fretta in una memoria rimovibile. Con CAD fu più dura. Superato con un bozzo in testa l’inconveniente del letto si scagliò furioso contro gliinvasori. Volarono pesanti manuali di consrevazione, intere letture di OAIS di 15489 e di unisincro furono inflitte ai due malcapitati. Con una fionda potentissima CAD arrivò a scagliare su di loro pezzi interi di Premis. Cercò di colpirli con la pistola migratoria per cambiarli di supporto e formato. Ma, veloco come un cane e un coniglio (e del resto erano un cane e un coniglio) Thomas e Identità schivarono tutti i colpi e quando fu il momeno reagirono. Alla prima bomba polvere CAD emise un urlo di orrore, alla seconda traballò, proprio mentre veniva investito dall’esplosione di una bomba carta che liberò nell’aria una quantità indicibile di cellulosa lavorata. CAD arretrò barcollando verso la macchina liofilizzatrice e con le ultime forze sgauino la spada telematica, capace di colpire per posta elettronica. “. “Purtroppo per lui però Thomas e Identità usavano solo posta celere e la minaccia fu vana. Vinto CAD CADde in ginocchio davanti agli originali aggressori. “Che volete da me” chiese con un messaggio audio di whats up. “La colpa in fondo non è tua” – intervenne con la saggezza che ne faceva una dea Leggerezza -.”tu sei uno strumento, pensato per fare il male ma non il male. Il male si annida altrove e lo sconfiggeremo”. “Si vabbè” -intervenne Thomas – “comunque anche lui è un bello stronzo (Thomas non era saggio nè divino ed era pure piuttosto volgare) “Dicci qual è la procedura per deliofilizzare i documenti o ti passiamo allo scanner mangiamondo. CAD esitò. Thomas lasciò partire un’altra bomba polvere e poi prese direttamente per il collo CAD assalendo in lui un intero sistema normativo e politico che da sempre gli dava l’orticaria. CAD capitolò e indico con le ultime forze un pulsante protetto da misteriosi e impenterabili raggi violetti. Quasi ultravioletti tanto erano violetti. “Serve un codice” balbettò