Buttiamola in politica

Sì, buttiamola in politica. Magari non nella politica belluina e vagamente retrò nella quale siamo immersi. La politica è connaturata agli archivi. Quella archivistica è una dimensione politica per eccellenza. Tutti del resto siamo a conoscenza del Potere degli archivi… Gli archivi in quanto prodotto e testimonianza di attività pubbliche e private ma sostanzialmente politiche sono alla base della convivenza civile e da questo discende la loro indubbia importanza… Chiacchiere. Degli archivi non importa niente a nessuno e meno che meno alla politica. Gli archivi sono fuori dai circuiti comunicativi e dai programmi elettorali. Non portano voti, solo diffuso fastidio. Per il politico medio l’archivio porta sfiga e così anche per l’elettore medio. Una tendenza difficile da invertire soprattutto se a rappresentare e a tutelare gli archivi a livello istituzionale è un ministero politicamente inconsistente come quello dei beni culturali. Mentre il treno tecnologico spazza via nella sua folle corsa verso l’intelligenza artificiale anche il simulacro degli archivi e mentre la digitalizzazione ridisegna in maniera non indolore la mappa della conservazione a nessun livello si pone la questione archivistica. Eppure una questione archivistica esiste ed è prima di tutto una questione di ordine sociale, antropologico. A poco serve ingegnarsi a tutelare il patrimonio. E ancor più inutile riunirsi periodicamente in nome di una dea malandata come la memoria. Dissertare di RIC e di ontologie, di inventari e tassonomie è ugualmente inutile se non esiste un tessuto sociale disposto ad accogliere se non queste istanze tecniche almeno i principi da cui esse muovono. La difesa degli archivi allora si esercita fuori dagli archivi. Noi dobbiamo scrivere sui forum, sui blog, sui giornali, ardire persino di adire ai sacri limenes del tubo catodico, inventarci improvvisamente simpatici. I nostri articoli sulle riviste scientifiche (ma saranno scientifiche?), anche i più significativi, lasciano il tempo che trovano. Sono patrimonio di una comunità che condivide un destino incerto da sempre, dagli animaletti innocui e benefici di crociana memoria. C’è una cosa, allora, che politicamente dobbiamo agli archivi: farli emergere, per il bene di tutti. Smettere di credere che sono importanti. Perchè non lo sono in quanto non calcolati dalla società. Smettere di dire quanto sono belli perchè non lo sono finchè restano patrimonio di nicchia. Smetterla di dire che sono villipesi, perchè è vero…

Difendere gli archivi deve diventare un’azione politica sorretta dalla tecnica, dalla competenza, dal disbrigo di prassi, ma coscientemente e lucidamente politica. Tocca a tutti noi uno per uno scrivere il manifesto politico degli archivi, fatto di nuove norme, di nuovi comportamenti, di nuovi statuti epistemologici, di nuove forme di comunicazione. Ma tocca soprattutto alle istituzioni, a chi ha un ruolo, la scelta di assumersi o non assumersi questa responsabilità. Ministero, Università, associazioni sono chiamati a rompere l’accerchiamento, a rendere “politici” gli archivi. Chissà chi ci sta?

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